Ieri siamo andati a trovare i miei suoceri, che abitano a Mira, riviera del Brenta, sfiorati dal tornado che ha squassato questa magica zona del veneziano, con le sue ville, i suoi alberi secolari, la placidità del Naviglio che dà il ritmo alle cose.
Sono passati quasi 20 giorni da quel giorno, non eravamo mai passati, anche per non intralciare, per non ficcanasare, per non camminare su una ferita ancora fresca.
Eravamo con la nostra Lambretta, baciati dal sole, la giornata era splendida e un vento grazioso ci rinfrescava le braccia.
Girato l’angolo della strada siamo stati investiti da uno schiaffo, un gemito è sfuggito dai nostri polmoni, l’angoscia ci ha per un attimo storditi… L’impressione che lascia la scia di un tornado è sconvolgente. Avevo letto articoli, guardato mille foto e tanti video, pensavo di essere preparata, di aver capito.
E invece no, siamo come foglioline posate sul terreno.
La foto non è mia, ma del bravissimo Dario Rigoni.