Fuck You!!

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L’odio,

le polemiche,

le aggressioni fisiche,

le aggressioni  verbali,

le aggressioni a mezzo stampa,

le opinioni idiote di presunti filosofi,

le opinioni idiote di tanti comuni mortali IDIOTI,

il paese retrogrado e imbavagliato dall’ignoranza.

FUCK YOU!

Opinioni, considerazioni, reazioni “alte” e “basse”, fiumi di parole e lacrime sono già stati versati su questo scempio di paese, da me, come da molti altri. Io sottoscrivo quanto scritto da molti voi “amici-di-blog-e-molto-altro”, quanto scritto dai pochi giornalisti ancora liberi su Piazza-Italia, quanto discusso con mamma+papà+Tino+amici vari, e mi sembra inutile aggiungere altro…

Se non “Fuck you”, in allegria, con ironia, con la certezza di non essere soli, che ce nè bisogno!!


BuBurcio

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El can da Burcio, così veniva chiamato a Venezia un piccolo cane, solitamente di razza incertissima avente un temperamento estremamente irascibile e chiassoso. La sua funzione non era infatti quella di difendere la barca bensì di avvisare il padrone se qualcuno vi si avvicinava.

A Treviso la stessa tipologia di cane viene comunemente definita can da Pajer (cane da pagliaio), il che in questo caso implicava che dovesse fungere da antifurto sonoro per fienile e stalle.

Ecco, tutto  ciò per dire che stamattina, quando mio papà ha pronunciato la seguente frase, mi sono automaticamente trasformata in un BuBurcio.

[Visto che ho venduto il camper e ora mi sento in colpa, mi sono già pentito, sento che comunque vada sarà una mezza catastrofe e quindi ho bisogno di una CATARSI (n.d.r. Pensiero che ovviamente il perfido genitore è stato ben lungi dall’esplicitare)] Ho deciso che ‘sta casa ha bisogno di essere riorganizzata, risistemata, rimessa a posto. Gavemo un sacco de roba dapartuto. Quindi questo finesettimana sarà dedicato a mettere a posto TUTTA la casa. Ne datu ‘na man?!?!

Mi sembra superfluo, cari amici, chiarire che la domanda finale è solo uno squisito esercizio di retorica paterna. Non avrei MAI e poi MAI potuto rispondergli come la vocina che risuonava nella mia testa “col caaaaaaaaaa…”.
Così, ho preso le mie cosine e sulla soglia di casa, camminando verso la macchina sui miei piedini smaltati di rosso, ho sogghignato un “okeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeiiiii” cominciando così la mia trasformazione in BuBurcio solo al riparo da orecchie indiscrete, nella mia Galatina.

Sarà un lungo Weekend di PUPù

Ora il Buburcio che è in me vorrebbe tanto una bella caviglia succulenta da azzannare ad altezza calcagno, lì dove il tendine d’Achille si stacca un pochino dall’osso.
E indovinate chi sarebbe la mia vittima prediletta?!?!?!

Groarl groarl, Wof Wof Wof…


I <3 Ikea

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Sono veramente geniali! Grazie a loro da ieri sera faccio la doccia (nella vasca) con un coccodrillo verde ai miei piedi. E pensate che ha anche un buchino sulla coda per appenderlo ad asciugare. E’ stata la doccia più divertente della mia vita (se consideriamo solo quelle in solitaria 😛 )

E poi oggi mi piace un sacco come sono vestita (ovviamente estrazione dall’armadio casuale quanto quella del lotto). C’ho anche i capelli tutti medusosi… Che sia tutto merito del coccodrillo?!

P.S. Grazie a Marple per lo splendido music box che mi fornisce la colonna sonora della mattinata. Credo che sia anche merito suo se oggi sono così di buonumore 🙂



Vacanze…

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Tic Tac Tic Tac… La pioggia scandisce il ritmo accellerato del cuore, mentre tentiamo di non affondare sul sentiero di acqua che ci riporta a valle. Tutto è grigio, scuro, uggioso. Ma il mio cappuccetto blu è accanto a me, mi stringe la mano, mi porta con sé. (Rifugio Volpi al Mulaz, m. 2571)

Uno, Due, Uno, Due, Uno, Due, Pausa, Fatica, Fiato mozzo (per la fatica e il panorama), Acqua di ghiacciaio come fontana, prendere dalla natura ciò che regala, senza porsi domande e disinfettare tutto con l’amuchina della razionalità (e neanche con quella per alimenti). Il freddo, la tendina, il fornello che scalda la neve che useremo per cucinare, il latte caldo (da condensato) la mattina, le tue premure, l’alba che tinge di rosa le cime. Silenzio, pace, solitudine (in due), soddisfazione, 1000 metri di dislivello in un giorno. (Van delle Sasse, Gruppo Civetta-Moiazza, m. 2300 circa)

“Non preoccuparti, spigola, spigola!! è come sciare, peso a monte e piedi per traverso”, Ansia, Sete, Fatica, Panico, Lacrime, ghiaia che sfugge sotto le suole imprecazioni. Il mio boy (Scout) sempre lì, paziente, confortante, a volte anche irritante per la sua tanta sicurezza, nel mare delle mia ansie da strapiombo.(Forcella delle Sasse, Gruppo Civetta, m. 2476)

Il rifugio, eccolo è lì, lo vedo ci siamo. Il tuo ginocchio che scricchiola, si imbizzarrisce si irrigidisce. Il tuo zaino più pesante (testone!) sulle mie spalle, per provare ad arrivare salvi e più sani possibile alla meta, il sollievo di vedere il porto vicino. Lo sconforto per gli ultimi 200 metri di ferrata, praticamente veritcale con 15 kg sulle spalle e il ginocchio capriccioso. Paura, tanta, la mezz’ora più brutta, paura sopratutto per te, la mia inconsueta e pazzesca tecnica di discesa fondamentalmente ha funzionato (ma non lo farò mai più, promesso). Letto a castello, Doccia bollente nel bagno unisex, ciabattine IKEA finalmente, una bella birra Bianca, ciaccole con gli amici Tedeschi (conosciuti lì, non sappiamo neanche i loro nomi), super scalatori. Una scoiattolina austriaca con la grinta di un marines, tutta sola in giro per le dolomiti. Cena Calda, cuscino di piume, notte di pioggia al riparo di un tetto solido, i rumori del rifugio che si addormentano accanto a noi. (Rifugio Sonino al Coldai, m. 2132)

Il percorso, finalmente facile e ben tracciato. Il tuo ginocchio che ci dà un po’ di tregua, sole caldo, la parete delle pareti in tutto il suo splendore. Mucche felici, magre, atletiche. Prati dolci, pascoli, il monumento “all’alpinista della Georgia Sovietica” venuto a morire proprio lì, non si sa perchè, né come. La torre Venezia, maestosa accanto a noi. La soddisfazione finale, sapere di aver compiuto ciò che ci eravamo prefissati, insieme, in due, uno accanto all’altra. L’ennesima birra bianca, la macchina sotto il sole, il rientro a casa, doccia-pappa-camomilla-nanna. Il sonno pesante e ristoratore alle 19.30. (Celat, frazione di Vallada Agordina (BL), m. 976)

La montagna, quella vera (le “crode”, i sentieri, le salite, le discese, i ghiaioni, l’acqua di un torrente che scende dal ghiacciaio, i rifugi, la tendina microscopica, il fornelletto, lo zaino che pesa sulle spalle) è il luogo ideale per una coppia. Si diventa affiatati, nel vero senso della parola. Si respira, si pensa, si vive con poco assieme, nello stesso modo e momento. Si scopre il nocciolo vero del carattere (io ad esempio quando ho paura e sono stanca divento cattivissima, ma non mollo), ci si aiuta, ci si sopporta, ci si ama.

Io ad esempio ho realizzato nel profondo che ho accanto l’uomo perfetto (per me). Mi completa, mi capisce e mi conosce, anche meglio di me. Riesce a tirare fuori la tigrotta, anche quando da fuori sono solo un lamentoso gattino impanicato. Saggio e un po’ testone, è però abbastanza intelligente da saper chiedere ed accettare aiuto quando gli serve. Premuroso, ma non asfissiante, mi sopporta anche quando sono insopportabile.

E poi mi ama, che non è mica semplice. Ed io amo lui, un po’ di più ad ogni passo che facciamo assieme.


“Le sette e già mi alzo,

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poi mi preparo il pranzo perchè non mangio a casa mai…” Back on Track!

Oggi prima giornata di lavoro post ferie. Sveglia meno traumatica del previso, anche se la mancanza delle coccole da risveglio si fa sentire moltissimo.

Primo tragittone sul passante: tutto ok, non c’era nessuno.

Bubuzzino gelato, al solito. Meno male che dopo pranzo (al sacco, rigorosamente) mi attende un caffettino a casa di Tino, che (alla faccia mia) ha un’altra settimana di ferie. Insomma, rientro morbido.

A più tardi per il resoconto delle vacanze, che ho 140 mail arretrate (di lavoro) che m’aspettano 😛

Mi siete mancati tesorini, dico sul serio.

Un bacione!!!