Balla Ballerino

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Balla balla ballerino
tutta la notte e al mattino
non fermarti.
Balla su una tavola tra due montagne
e se balli sulle onde dei mare io ti vengo a guardare.
Prendi il cielo con le mani
vola in alto più degli aeroplani
non fermarti.
Sono pochi gli anni forse sono solo giorni
e stan finendo tutti in fretta e in fila
non ce n’è uno che ritorni.

[…]

Allora vieni angelo benedetto
prova a mettere i piedi sul suo petto
e stancarti
a ballare al ritmo del motore
e alle grandi parole di una canzone, canzone d’amore.
Ecco il mistero,
sotto un cielo di ferro e di gesso
l’uomo riesce ad amare lo stesso
e ama davvero
nessuna certezza
che commozione, che tenerezza…

Photo: kidskidskids

Lyrics: Lucio Dalla “ Balla Balla Ballerino


Baracconata del Lunedì

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Ho sempre adorato l’irresistibile gusto per la baracconata di questa donna 😀

Stamattina ho sentito questa e ho pensato di regalarvela per l’inizio settimana…

E guardate chi fa capolino in questo video?!

Nientepopodimenoche la piccola venerdì della famiglia Addams e la cleptomane poiù famosa d’america 😀

Voglio anche io quella parrucca…  Cosa dicevamo delle baracconate?! 😀

P.S. Trovo però che il suo massimo l’abbia raggiunto in questo video qui . Che tra l’altro dimostra che Borat non s’è inventato nulla 😀



Oddio che sonno stamattina!

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La ripresa è dura, eccome se è dura…

Ma alle 7 di stamattina quando ho alzato le tapparelle una luce bluastra mi ha ricordato che stanno già cominciando ad allungarsi le giornate. Il sole poi ora dalla finestra dell’ufficio mi scalda la testolina, quindi direi che alla fin fine non ho molto di cui lamentarmi 🙂

E intorno a me risuonano dei versi che mi ricordano qualcuno di prezioso che proprio ieri mi ha donato due ali di angioletto…

When your down and troubled
And you need a helping hand
And nothing, whoa nothing is going right.
Close your eyes and think of me
And soon I will be there
To brighten up even your darkest nights.
You just call out my name,
And you know whereever I am
I’ll come running, oh yeah baby
To see you again.

(You’ve Got a Friend – James Taylor)




Cronaca, ritardataria, di un Weekend

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Visto che le mie AmikE, mi hanno già ampiamente ed egregiamente preceduta qui e qui, io mi limiterò a fornire una cronaca fotografica dell’ultimo sabato-domenica ovviamente frenetico 😀

Nella prima parte del prezioso documento potrete vedere i Bubus alle prese con la serata Post-Workaholic-Saturday (e gli effetti si vedono tutti), poi seguiranno le serene immagini bucoliche riferite al pranzo domenicale con parenti (in quell’agriturismo vi ci vorrei proprio portare…), e poi un paio di fotogrammi riservati al twinigs-pomeriggio…

(n.d.r. Durante i Meetings “Diva e Nonna” non faccio mai tanto foto, perchè non so se e quanto vi dispiaccia, ma a me piacerebbe… Ho deciso che la prossima volta me ne frego e vi flasho tutti!!!)


Ieri è stato bello

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Ma bello bello bello!

E non lo dico per suscitare ‘Nvidia 🙂

Ma tanto tanto freddo e noi abbiamo fatto molto più tardi del previso…

E stamattina sono già al 3 caffè… Yawn!

 Ma grazie grazie grazie a tutti quelli che ieri c’erano e anche a quelli che non c’erano, ma sappiate che vi abbiamo pensato e che se le orecchie vi fischiavano, sì , era colpa nostra 🙂

A più tardi per le foto ed un resoconto decente, quando mi sarò ripresa 😀

 


Sogno di una notte di mezzo inverno :)

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Trafelati, as usual, fuggiamo dai rispettivi lavori: l’uno ancor ingiaccato e incravattato, l’altra sbattuta come un uovo strapazzato.

Ovviamente senza l’ombra di una cena, chè “Non c’è tempo, sono le 8, lo spettacolo inizia alle 9, per arrivare a PotoCity ci mettiamo 1 ora e anca e anca…”, Selliamo il nero destriero del Tino e corriamo verso Samarcanda (ehm.. Potocity).

Arriviamo, ovviamente sul filo del rasoio, e ci si para davanti una splendida cittadina, solcata da dolci acque, palazzi restaurati con grazia, esili ponti di legno che paiono usciti da un quadro di Monet…

Non avendo ovviamente tempo da perdere corriamo veloci tra un “aaah… Ci sono i mercatini di Natale” e un “ooooh.. Ma c’è anche la pista del ghiaccio!!” e ci si para finalmente davanti il meraviglioso Teatro, sfavillante di luci, un foyer ricolmo di marmi, abitato ahinoi da sciocche ragazine che rognano sul prezzo del biglietto (ma si può?!?! Dico io, state per vedere il mitico Poto in scena, anche fossero 3.000 Euri sarebbero sempre pochi…), e poi finalmente ci adagiamo sul morbido velluto delle poltrone e lo spettacolo ha inizio.

L’atmosfera è onirica, come da copione,  la scena semplice ma suggestiva, gli attori un po’ emozionati all’inizio, ma tutti molto convincenti.

E poi arriva Lui, le luci non servono, ad illuminarlo basta il candore delle sue gambine scoperte (certo che sei fissato, eh?!?!?), fasciate in quei pantaloncini di velluto da ex scout che inchiattirebbero un’anoressica, ma che a Lui stanno benissimo (a proposito, non è che mi sei dimagrito encore?!?), con il Suo proverbiale eloquio inarrestabile, che dirige una branda di zotici (sempre da copione, eh…) come neanche Carla Fracci con le ballerine della Scala.

Insomma, un trionfo, la parte comica e ridanciana si adatta perfettamente al nostro guitto e tutto fila liscissimo.

E poi balletti, coreografie, folletti e ninfe, fate e amanti recalcitranti…

La trama non spetta a me raccontarla, se volete la trovate qui.

Vi dico solo che nell’ultima scena issano il Nostro addirittura su di una sedia sul proscenio, per meglio offrirlo all’ammmmmore del pubblico. E anche qui applausi e donne in deliquio che svengono, si ventolano, si spellano le mani (non sanno le poverine che… non c’è trippa per gatte!).

Noi ovviamente orgogliosissimi del Golden Boy di Diva e Nonna abbiamo fatto mille mila foto, peggio di una coppia di genitori japponesi.

Abbiamo aspettato la diva alla fine della piece (Ovviamente è stato l’ultimo ad uscire), e lui emozionato, ancor fremente e con baffetti da sparviero di matita disegnati ci ha presentati alla super mamma di ferro (Vestiti, Poto, Vestiti che prendi freddo, Vestiti) e ringranzindoci si è poi nuovamente dileguato dietro le pesanti cortine rosse come ogni brava Diva sa fare, apprestandosi a dare una mano a smontare palco e scenografie, come ogni bravo Poto sa fare.

Noi, sfiniti dalla fame ma sfamati di cuuuultura, siamo andati razzolando per le strade di Potocity, che ha confermato la sua fama di città splendida, offrendoci  uno splendido baracchino di natale che serviva, cucinati al momento, Frico carnico, polenta abbrustolita e pastin, innaffiati da un ottimo rabosello 🙂

Insomma, una serata FANTASTICA, nel vero senso della parola.

Grazie e complimenti piccolo Poto, bisous da tutti e due :*






Ven-Sab-Dom

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Pensierini sparsi qui e lì…

Venerdì

L’ammoremio a pranzo e a cena con me?!?!? E in un giorno feriale?!?! Sono in paradiso 🙂

(perchè non può essere sempre così?!?!)

E in più si è pure messo a cucinare con la suocera… La pizza era buonissima e la suocera lo è diventata di conseguenza 😀

La bimba procede nel suo processo di restauro, i genitori sono felici (anche di scucire dindi su dindi)

Sabato

Mattina di lavoro, meno peggio del previsto. Esercitata ampissima capacità diplomatica, me la sono cavicchiata bene, credo, anche se gli intrighi mi fanno schifo… Che cazzo, parlare schiettamente è così difficle?! Non parliamo di multinazionali, ma di associazioni (pseudo-cattoliche per giunta!).

Pomeriggio di nanna, telefilm adolescenziali stupidi, coccole… Il Bubu che si proietta a corpo morto sul lettone mentre hai ancora gli occhi semi chiusi dal sonno è una visione dolcerrima.

Pre-serata impegnata: come annunciato siamo andati alla presentazione del libro. C’era anche Asa-Ashel, incontro graditissimo, anche se breve., ahinoi!. L’organizzazione è stata un po’ casereccia e il tempo probabilmente troppo poco, ma Chiara Lalli è davvero una persona preziosa, una mente chiara e sensibile. Cazzuta e incazzata il giusto, mai

troppo sopra le righe, molto convincente e preparata. Mi ha fatto riflettere sui controsensi delle

leggi italiane e sulla metalità bieca dei nostri legislatori. L’idea che “è così perchè io/noi la

pensiamo così, senza fornire spiegazioni” apre il paese ad una deriva

pericolosissima. La “legge ad personam” non è solo il lodo Alfano o simili, è una tendenza generalissima, più di quanto avessi realizzato.

Serata cazzeggiona, sigle dei cartoni animati e un carrello della spesa abbandonato come mezzo verso il sorriso. Un progetto sperimentale in cui forse dovremo coinvolgere qualcuno di voi (tra i limitrofi), tenetevi pronti… (E’ ‘na ca…ta state tranquilli)

Domenica

Taaaante nanne, poi un attacco di mamma a base di sensi di colpa.

Vestita truccata e parruccata in 20 minuti, mal di testa sconfitto a colpi di suffumigi balsamici, un cestino auto composto di piantine autunnali per i cognatini appena trasferitisi nella nuova casetta (che belle sono le eriche e le ederine), fugone dai suoceri per pranzo collettivo (e luculliano).Tanti abbracci e baci, la festa che mi fanno ogni volta che mi vedono mi fa andare al settimo cielo.

Le guance rosate e rasate di fresco di mio suocero hanno un immutabile profumo di vetiver un po’ nineties. Su di un uomo/ragazzo “X” mi infastidirebbe, su di lui mi conforta.

Ri-fuga verso Treviso, per annullare i sensi di colpa insinuati da mammà: la richiesta di partecipare lla messa nel cimitero dove sonnecchiano in pace nonno nonna e zia non poteva essere frustrata. Alla fine sono felice di esserci andata, la famiglia materna non riesce ad essere funerea neanche in queste circostanze e l’ironia e le battute corrono a fiumi non appena il prete mi congeda. Un saluto e una carezza a tutti e tre, il cuore mi si stringe sempre un po’ quando mi lasico andare a certe animistiche tenerezze.

Sull’onda dell’umore malinconico e cimiteriale ho trascinato Simone anche dall’altro Nonno, nel cimitero più bello che abbia mai visto (almeno in Italia). San Lazzaro è eleganissimo nei suoi alti alberi delle più diverse foggie. Le tombe sono larghe, disposte senza claustrofobie e il nonno riposa più tranquillo che in vita all’ombra di una chioma ad ombrello.

Alla fine il mal di testa mi stava di nuovo schiacciando. Siamo tornati a casa il mio ammore ha acceso il caminetto, io mi sono messa comoda (fuseaux e maglionone, so eighties) e sono sprofondata nuovamente tra vapori balsamici benefici. Poi la preziosa perla che è l’ammore mio ha cucinato insieme al suocero, seppioline al forno e ombrine al sale. Io non apprezzo il pesce, ma apprezzo la volenterosa operosità del mio cucciolo.

Ultima corsa del weekend per portare a casa Simone, saluto strappacore, tanta nostalgia immediata, tanta voglia di Casa, con la C maiuscola.


We changed things just a little bit :D

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Eh sì abbiamo dato una veste più autunnale e casalinga e incasinata al blogghino, dato che sono tre aggettivi in cui ci ritroviamo molto moltissimo negli ultimi tempi 😛

La voglia di avere una casa comune che non sia solo quella virtuale del blog è tanta e lotta insieme a noi,

l’autunno porta con se taaaanta voglia di coccole e abbracci e ciaccole e scherzi e compagnia,

il casino è ahimè quello di sempre, imperante e incontrollabile 😀

Speriamo che piaccia anche a voi venire a prendere una tazza di tea qui, nonostante il caos, nonostante la tendenza al piagnisteo e l’umore a balzi che contraddistingue le mie ultime settimane.

P.S. stamane mentre le mie occhiaie mi guardavano dallo specchio ho riflettuto sul tema degli adii, dei cambiamenti, delle lasciate e perse.

Ogni distaco è per me super doloroso, lo vivo come una sconfitta, si lacera un pezzo di me che scompare trascinato via da chi/cosa se ne va. Vi potrò sembrare melodrammatica, ma è così.

Forse sarebbe più “economico” a livello sentimental-umorale che io mettessi un freno alla mia propensione ad affezionarmi a tutto e tutti (beh non proprio tutti e non proprio tutto) ma sicuramente quando ci si è meritati il mio affetto è molto difficile perderlo, quasi impossibile.

Io i ponti non sono capace di tagliarli e se magari da fuori sembro dura e non mi faccio più sentire, il cerotto che metto alle labbra e alle mie azioni non funziona col cuore, nel quale quello spazio rimarrà sempre occupato da chi ci è entrato, anche se magari sembrerà un po’ più claustrofobico.

Del resto io detesto l’ “avarizia” di soldi e sentimenti. Non sono capace, non mi piace, mi fa sentire dannatamente in colpa.

Questa quindi è una condanna: sarete sempre nel mio cuore, dacchè ho imparato a volervi bene.

Spero non vi sentiate troppo responsabilizzati e che in fondo nello spazio a voi riservato vi ci troviate bene. Di sicuro potrete personalizzarlo a vostro piacimento, attacare quadri, mettere fori sul davanzale, una poltrona, un morbido tappeto.

Ma vi prego se proprio doveste decidere di andarvene, fatemelo sapere con un certo preavviso, così magari mi preparo 🙂

Ma sento dentro che il dolore che mi ha provocato/ mi provoca/ mi provocherà lo strappo di qualcuno dei miei amati affetti, mai sovrasterà la gioia che provo nel sentirmi il cuore abitato da ciascuno e ognuno di loro.