E intanto…

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Ne abbiamo mandati a morire altri SEI.

Per carità è vero che sono volontari, non sono più quegli sparuti ragazzetti che andavano a morire al fronte 60 anni fa, inseguiti dallo spauracchio della pena capitale.

Li paghiamo profumatamente, si scelgono la carriera che vogliono e tutto quello che ne consegue, però… Mandarli a morire così per niente, per aver voluto mettere lì una specie di dittatore diverso solo in minima parte da quelli che l’hanno preceduto, mi sembra veramente un insulto. Un personaggio a cui non è stata data alcuna legittimaizone popolare, ma un personaggio molto solo, che abbiamo voluto issare come un vessillo sul pennone della democrazia afgana (facendolo apparire agli occhi del suo popolo, poco più che un burattino nelle  nostre mani), per poi dimenticarcelo e lasciarlo a gestire rogne più grandi di lui.

Certo è che ora che abbiamo fatto esplodere il bubbone afghano, non possiamo tirarci indietro così senza colpo ferire. Perchè allora tanto valeva che lì manco ci andassimo. Se gli eserciti se ne andranno i taliban avranno campo libero, di nuovo, con l’aggravante di governare una popolazione decimata e stremata dalla guerra, che non avrà fatto altro che fiaccare ancora di più la loro resistenza al regime fondamentalista.

Ma tutti i fiumi d’inchiostro versati assieme alle lacrime, si sa non hanno mai buon seguito. Ce li dimentichiamo, insieme al dolore, al cordoglio, alla solidarietà, ai morti.

Ma questo approccio della “democrazia da esportare” va davvero dimenticato, va sostituito con un approccio partecipativo, che FUNZIONA, è ben accetto dalle popolazioni, c’è già, proviene dal basso, anche se spesso è osteggiato anche dagli “alleati” in divisa (forse proprio per questo…). C’è da dire che in questo campo, in questo cambiamento di rotta l’Italia può avere un ruolo chiave, ha un’attitudine alla cooperazione, alla solidarità e all’integrazione (all’estero eh, mica in patria) che molti ci invidiano.

Certo poi appena un cooperante si fa rapire diventa un irresponsabile deficente che rischia per niente, mentre i militari caduti sono degli eroi… Ma questo è un altro capitolo, che riguarda più una certa miopia e ipocrisia tutte italiane, che al momento non ho voglia di analizzare.

Onore ai caduti, morti sul lavoro (tutte le morti sul lavoro sono inguiste e insensate, proprio come queste).

Speriamo che almeno il loro sacrificio e quello di tanti civili afgani morti “per caso” possa servire ad un futuro migliore, per loro e per noi.


2 thoughts on “E intanto…

  1. Non vorrei essere insensibile ma se si va in guerra si muore, non mi sembrano nè eroi nè dei miti.
    Mi spiace di più per quei poveri civili di cui nessuno parla…

  2. Ah ma infatti io non ne facico una questione di eroi.
    Ma di morti sul lavoro e di strategia per gestire un conflitto che è stato aperto da noi occidentali, che ora ce ne vorremmo lavare le mani.
    Diffido di quanti lanciano proclami vuoti, mi sembra solo un modo di non affrontare seriamente i problemi.

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